La concentrazione di anidride carbonica, che continua a salire nell’ambiente, comporta danni non solo per la nostra salute ma per quella delle piante. L’incremento, per esempio, di CO2 sul grano ha la capacità di modificarne la crescita. Le spighe del futuro saranno sempre più alte e corpose ma perderanno gran parte del loro contenuto proteico.
Lo dicono i ricercatori del Progetto Ager, ricerca agroalimentare, durata due anni e condotta dal Centro di Ricerca per la genomica del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (Cra) di Fiorenzuola d’Arda grazie al sistema Free Air CO2 Enrichment – Arricchimento dell’aria aperta con CO2 e con la collaborazione dell’Istituto di Biometeorologia del Cnr di Firenze.
La sperimentazione ha analizzato le trasformazioni di dodici varietà di frumento duro coltivato in ambiente ricco di anidride carbonica, 570 ppm, il quantitativo stimato nel 2050. Pare che la CO2 abbia un effetto protettivo e fertilizzante sul grano e perciò si produca un aumento di biomassa vegetale. Dall’altra parte però si perdono prinicipi nutrizionali utili come le proteine che vanno a influenzare anche la consistenza finale di un prodotto come la pasta, che per colpa di questi cambiamenti non potrebbe essere più al dente.
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