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È di questi giorni la notizia di un sequestro, nell’Aretino, di 50 bottiglie di olio falsamente etichettate con la dicitura “Terre di Siena Dop”. Non erano infatti riportate, oltre all’etichetta, altre indicazioni relative a questa prestigiosa Dop che vanta una propria storia e tradizione.
La coltivazione dell’olivo nel Senese risale a moltissimo tempo fa, testimoniata anche da uomini di cultura come il geografo, storico e naturalista toscano Emanuele Repetti che, nel 1835, fu incaricato dal Granduca di Toscana di fornire notizie storico-economiche sul territorio toscano. Da queste testimonianze viene fuori quanto fosse importante l’attività olivicola nei territori dei Comuni in provincia di Siena.
Nel regolamento si legge che l’olio Terre di Siena è prodotto con olive provenienti da almeno “due delle seguenti varietà, presenti singolarmente per almeno il 10% e congiuntamente in misura non inferiore all’85%: Frantoio, Correggiolo, Moraiolo e Leccino. Possono concorrere altre varietà ma in misura non superiore al 15%”.
Questo tipo di olio ha un colore che va dal verde al giallo con variazioni cromatiche nel tempo, un odore fruttato e un sapore con note miste ad amaro e piccante. L’acidità massima consentita è pari allo 0,5%.
L’olio extravergine di oliva Terre di Siena deve essere prodotto esclusivamente con olive sane colte direttamente dalla pianta entro il 31 dicembre, conservate poi in appositi locali freschi e ventilati per non più di tre giorni dalla raccolta e trasformate entro la giornata una volta portate al frantoio.
In cucina è ottimo a crudo per condire insalate e minestre a base di legumi, sulla famosa ribollita toscana, sulla tradizionale panzanella estiva o sulla semplice bruschetta.