I maccheroni, o tagliatelle in Toscana, sono un tipo di pasta preparata con semola di grano duro, uova e acqua.
Secondo la tradizione sarebbero state inventate nel 1487 dal bolognese mastro Zefirano, cuoco personale di Giovanni II di Bentivoglio in occasione del matrimonio di Lucrezia Borgia e il duca di Ferrara, Alfonso I d’Este, ispirandosi ai lunghi e biondi capelli di Lucrezia.
Ne L’arte di utilizzare gli avanzi della mensa, scritta da Olindo Guerrini sotto lo pseudonimo di Lorenzo Stecchetti (1845 -1916) si legge:
Fate una pasta d’uovo e di farina
e riducete rimestando il tutto
in una sfoglia ma non troppo fina,
uguale, soda e sul taglier pulito,
fatene tagliatelle larghe un dito,
che farete bollire allegramente
in molt’acqua salata, avendo cura
che, come si suol dir, restino ‘al dente’,
poiché, se passa il punto di cottura
diventa pappa molle, porcheria,
insomma roba da buttar via.
Dall’altra parte in un tegame basso
mettete alcune fette di prosciutto
tagliate a dadi, misto, magro e grasso;
indi col burro rosoloate il tutto.
Scolate la minestra e poi conditela
con questo intinto e forma, indi servitela.
Questa minestra che onora Bologna
detta ‘la grassa’ non inutilmente,
carezza l’uomo dove gli bisogna,
dà molta forza ai muscoli e alla mente
fa prender tutto con filosofia
piace, nutre, consola e così via.
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